danni permanenti alla neonata

Pisa, errore nel cesareo: risarcimento milionario

Diagnosi errata e cesareo eseguito in ritardo

Pisa, errore nel cesareo: risarcimento milionario
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Il Tribunale civile di Pisa ha condannato l'Aoup (Azienda ospedaliera universitaria di Pisa) a risarcire una famiglia con un milione e 807mila euro tra danni e spese legali; i fatti risalgono al luglio 2004, quando all'ospedale Santa Chiara di Pisa si è verificata una drammatica catena di errori e imperizia. Una donna al nono mese di gravidanza si era presentata al pronto soccorso con forti dolori addominali. Dopo essere stata sottoposta a visita ostetrica e al tracciato cardiotocografico (l'accertamento che controlla battito del feto e contrazioni uterine), è stata dimessa e invitata a tornare la mattina successiva; il 18 luglio però la situazione era già drammatica: a dimostrarlo una nuova cardiotocografia eseguita la mattina stessa e in seguito alla quale è stato disposto il rikcovero per un parto cesareo d'urgenza, eseguito circa due ore dopo; la piccola, appena nata risultava cianotica e senza respiro; grazie alle manovre respiratorie la neonata è stata salvata, ma la grave e prolungata assenza di ossigeno le ha provocato danni permanenti, stimati in una misura dell'85%.

Le colpe

Secondo il giudice civile sono stati numerosi i comportamenti dei sanitari che avrebbero fatto precipitare la situazione; già dalla sera del 17 luglio, quando è stato smarrito il tracciato cardiotocografico. Secondo i periti, "l'assenza del tracciato non permette di capire a oggi lo stato del feto in quel momento". Tuttavia, come hanno rilevato i periti stessi, se tale tracciato fosse stato normale, non sarebbe stato necessario far tornare la donna i giorno successivo. A rafforzare la tesi dell'errore il fatto che se il tracciato avesse mostrato qualche anomalia, la donna avrebbe dovuto essere ricoverata seduta stante per ulteriori controlli. Da qui la decisione di dimetterla giudicata dai periti non condivisibile

La seconda parte degli errori il giorno successivo, nel reparto di maternità. Già dall’inizio della cardiotocografia ci si sarebbe dovuto accorgere – sempre secondo la perizia – della grave sofferenza fetale, che doveva a sua volta indurre a eseguire un taglio cesareo d’urgenza. Invece, l’incisione per far nascere la piccola fu effettuata dai medici soltanto un’ora più tardi. Da qui la decisione del giudice Giulia Tavella di condannare l'Aoup a versare alla famiglia di quella che ormai è una ragazza una cifra di quasi due milioni di euro.

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