Riconosciuta l'infermità mentale

Arezzo, uccise la moglie malata: condannato a 10 anni

Dopo il verdetto del primo grado, Alessandro Sacchi resta libero: la pena la sconterà eventualmente ai domiciliari

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La sentenza del Tribunale di Arezzo è arrivata nella tarda mattinata di oggi, lunedì 24 febbraio, al termine di un processo lampo, durato poche udienze, giusto il tempo di ascoltare i testimoni della difesa, a cominciare dallo psichiatra della perizia sulla semi-infermità, sentito poco prima che i giudici si ritirassero per una breve camera di consiglio.

La condanna con attenuanti

Teoricamente era un omicidio da ergastolo, in realtà Alessandro Sacchi, l'ottantenne che il 21 giugno scorso uccise la moglie Serenella Mugnai di 72 piegata da tempo dall'Alzhimer, se l'è cavata con una condanna a 10 anni. A incidere appunto la a semi-infermità mentale che gli era stata riconosciuta dalla perizia pschiatrica ma anche diversi  attenuanti generiche.

Il cumulo tra uxoricidio e porto d'arma abusivo

Anche l'accusa, da parte sua, ha fatto il possibile per limare la pena, con una richiesta di 9 anni e 4 mesi per l'omicidio più tre per la detenzione illegale della pistola del delitto, che Sacchi aveva ereditato dal padre, ma senza mai denunciarla.

La corte d'assise non ha riconosciuto la continuazione fra l'uxoricidio e il porto d'arma abusivo, aumentando a 8 mesi il conto per quest'ultimo reato.

Le tappe dopo l'omicidio

Nel corso di questi nove mesi trascorsi dal delitto, Sacchi, inizialmente posto ai domiciliari presso una casa di riposo dopo qualche giorno di carcere, è tornato libero ed è rientrato nella casa di via Giotto teatro dell'omicidio. In attesa dell'appello per adesso è libero.

Vista l'età, la condanna la sconterà comunque ai domiciliari.

Al processo è sempre stato presente, udienza dopo udienza, dicendo in aula solo poche parole, propriio poco prima del verdetto: “Ci amavamo, non riesco ancora a capire cosa sia successo".

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