Carcere di Porto Azzurro, agente si suicida
lascia la moglie e una figlia

Tragedia al carcere di Porto Azzurro, dove nel pomeriggio di ieri (venerdì 16 maggio) un agente della polizia penitenziaria di 58 anni, si è tolto la vita impiccandosi nell’alloggio demaniale.
Aveva le mansioni di sovrintendente, ricopriva ruoli sindacali: lascia la moglie e una figlia. Lo riferisce segretario generale della Uilpa polizia penitenziaria Gennarino De Fazio; dall'inizio dell'anno è il secondo operatore che si toglie la vita, mentre ammontano a 29 i detenuti suicidi;
“Piangiamo la perdita di un collega, un Sovrintendente di 58 anni che ha compiuto il gesto estremo di togliersi la vita all’interno della propria abitazione situata nel perimetro della Casa di Reclusione di Porto Azzurro”. Sono le parole di Francesco OIiviero, segretario per la Toscana del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria.
“Un gesto che ci lascia attoniti, pieni di dolore e riflessione. Dietro quell’uniforme c’era un uomo, un servitore dello Stato, un lavoratore segnato da un carico di sofferenza che evidentemente è divenuto insostenibile. Una sofferenza silenziosa, come troppo spesso accade tra le fila di chi è chiamato ogni giorno a mantenere l’ordine e garantire la sicurezza, spesso a costo della propria salute psicofisica”, prosegue.
“Non conosciamo nel dettaglio le motivazioni che lo hanno portato a questa scelta drammatica, ma sappiamo bene quanto il nostro lavoro possa logorare. Turni estenuanti, stress continuo, carichi emotivi enormi, mancanza di ascolto da parte delle istituzioni, condizioni strutturali e lavorative sempre più difficili. E a tutto questo si aggiunge una solitudine profonda, quella che spesso avvolge chi chiede aiuto e non viene ascoltato”.
Oliviero denuncia inoltre essere questa “la seconda tragedia simile dall’inizio dell’anno, e il silenzio delle istituzioni diventa sempre più assordante. Le nostre denunce non sono solo numeri o statistiche: sono storie di uomini e donne che chiedono dignità, rispetto, supporto. Oggi ci stringiamo con infinita commozione alla famiglia del collega, condividendo il loro immenso dolore. A lui va il nostro abbraccio più affettuoso, il nostro pensiero più sincero. Che il suo sacrificio non venga dimenticato e possa servire da monito per un cambiamento non più rimandabile”, conclude.
Donato Capece, segretario generale del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria, ricorda come quello dei poliziotti penitenziari suicidi è un dramma che va avanti da troppo tempo e, pur evidenziando che allo stato sono in corso accertamenti sulle ragioni del tragico gesto, rileva: “i poliziotti penitenziari sono lasciati abbandonati a loro stessi, mentre avrebbero bisogno evidentemente di uno strumento di aiuto e di sostegno.
Servono soluzioni concrete per il contrasto del disagio lavorativo del Personale di Polizia Penitenziaria. Come anche hanno evidenziato autorevoli esperti del settore, è necessario strutturare quanto prima un’apposita direzione medica della Polizia Penitenziaria, composta da medici e da psicologi del Corpo impegnati a tutelare e promuovere la salute di tutti i dipendenti dell’Amministrazione Penitenziaria”, conclude Capece. “Servono azioni concrete sui temi dello stress psico-fisico dei Baschi Azzurri”.