Pubblicato:
appello di SIB FIPE Confcommercio
Concessioni balneari, la Consulta boccia la legge toscana
“Serve una disciplina nazionale chiara, il settore è ancora senza risposte”

Concessioni balneari, la Consulta boccia la legge toscana. L’avv. Frandi (SIB FIPE Confcommercio): “Serve una disciplina nazionale chiara, il settore è ancora senza risposte”
“La Corte Costituzionale non poteva fare altrimenti: le Regioni non possono colmare il vuoto lasciato dallo Stato neppure con misure provvisorie. Ma intanto il settore balneare resta nel caos. Urgente una regolamentazione nazionale”.
L’avvocato Stefania Frandi, responsabile giuridico nazionale di Sib (Sindacato Italiano Balneari) Fipe Confcommercio, commenta così la decisione della Consulta, messa nera su bianco con la sentenza n. 89/2025, di dichiarare incostituzionale la legge della Regione Toscana n. 30/2024, che interveniva sul delicato tema delle concessioni demaniali marittime invadendo un ambito — quello della tutela della concorrenza — riservato in via esclusiva allo Stato.
La legge toscana prevedeva, tra l'altro, indennizzi per i concessionari uscenti, criteri premiali per micro e piccole imprese, e demandava alla Giunta regionale la definizione di linee guida attuative. Ma per la Corte, la materia va regolata a livello nazionale, in coerenza con il diritto dell’Unione.
“Questa pronuncia è pienamente in linea con la giurisprudenza costituzionale e non rappresenta un elemento di novità né però aiuta a risolvere i problemi strutturali del settore”, prosegue l’avvocato Frandi, che denuncia la persistente incertezza per le imprese: “la legge regionale 31/2016 non è più applicabile, e quella nazionale è incompleta per l'assenza del decreto interministeriale sugli indennizzi. Le amministrazioni locali non sanno ancora come muoversi. Il vuoto normativo rimane”.
Rinnova quindi l'appello di SIB FIPE Confcommercio, l’associazione di categoria più rappresentativa, per una riforma organica del settore: “È urgente una normativa unitaria che garantisca certezza del diritto e tuteli gli operatori. Serve anche un intervento sul Codice della Navigazione, fermo a oltre 80 anni fa”, conclude Stefania Frandi.