Fine vita, ecco cosa stabilisce la legge toscana (la prima in Italia), e cosa succede adesso
Nel Pd una sola astensione, ok da Iv e M5S. Il centrodestra: "sarà impugnata". I vescovi: "sconfitta per tutti"
La Toscana è la prima regione a dotarsi di una legge che regola il suicidio medicalmente assistito. Il Consiglio regionale ha approvato la norma con 27 voti favorevoli, 13 contrari e una consigliera che ha preferito non esprimersi, la dem Lucia De Robertis. Lo ha fatto, si spiega "per convinzioni personali".
A parte lei, a garantire l’approvazione è stata la maggioranza toscana di centrosinistra (Pd +Iv), cui si sono aggiunti i sì delle due Consigliere del M5S e quello di un rappresentante del Gruppo misto, Andrea Ulmi.
Contrari tutti i rappresentanti dell’opposizione di centrodestra: 6 leghisti, 6 di Fdi, 1 di Fi. Lacrime e abbracci in aula fra i rappresentanti dell’associazione Coscioni. L’attenzione è ora puntata sulla reazione del governo, che potrebbe valutare l’impugnazione di fronte alla Corte Costituzionale.
La legge
La legge stabilisce il percorso da seguire per chi vuole accedere al suicidio medicalmente assistito: la domanda semplificata da porre al direttore dell’Asl, la formazione della commissione — medica ed etica — che avrà massimo un mese per esprimersi sulla congruità dei requisiti, l’individuazione entro 10 giorni di un medico e del farmaco da utilizzare, con camici bianchi volontari e con fondi extra Lea; infine l’esecuzione, entro una settimana dalla fine dei due precedenti passaggi.
In tutto si tratta di massimo 37 giorni. Tutta la procedura sarà gratuita.
"Il nostro apporto è stato decisivo", rivendica Italia Viva con Stefano Scaramelli. "Abbiamo scelto di non voltarci dall’altra parte", dicono con una voce i 5 Stelle e il Pd, che festeggia il risultato con il segretario toscano Emiliano Fossi e con il numero 2 del Nazareno, Marco Furfaro. Tra i dem il tema dei cattolici non è stato lacerante.
Decisiva è stata l’opera di armonizzazione del presidente della Commissione Sanità, Enrico Sostegni (Pd). "Ho capito che c’era un elemento di verità e di aiuto per garantire un fine vita dignitoso e non doloroso — ha spiegato — alle persone che volevano farlo".
Molto duro è stato invece il cardinale Paolo Augusto Lojudice, arcivescovo di Siena, presidente della Conferenza Episcopale Toscana, che ha parlato di "legge che non è un traguardo, ma una sconfitta per tutti".
Decisamente di altro avviso la leader di +Europa Emma Bonino, che ha parlato di "enorme passo avanti per la libertà di scelta su come vivere e come morire" e di "norma che rappresenta uno spartiacque importante". Come del resto ha fatto Marco Cappato: "È solo l’inizio, vogliamo portare la proposta in tutte Regioni".
"La norma — ha detto il governatore Eugenio Giani — non fa altro che dare atto di procedure obiettive e chiarezza. Sento che il messaggio che diamo è nazionale". La capogruppo della Lega Elena Meini auspica "che legge sia impugnata dal governo e sia il Parlamento a legiferare", un’opzione che già circola a Roma tra i banchi della maggioranza "Abbiamo dimostrato che questa materia — spiegano ai Consiglieri di FdI — non è di competenza legislativa delle Regioni. La legge fa venir meno il principio di uguaglianza tra i cittadini e non è chiaro a chi potrà applicarsi».
Esprimono infine soddisfazione i medici ospedalieri dell’Anaao. Esulta invece Laura Santi, la giornalista perugina affetta da una forma di sclerosi multipla alla quale sono stati riconosciuti tutti i requisiti stabiliti dalla Corte costituzionale per accedere al suicidio assistito. "Il fatto di vedere finalmente dietro alle parole “fine vita” non “sentenza o tribunale” ma legge mi provoca una gioia oltre ogni limite, indescrivibile".