Proteste

Il Parco delle Apuane al centro delle polemiche: le associazioni ambientaliste contestano il presidente Tagliasacchi

Le organizzazioni ambientaliste denunciano l'accondiscendenza del Parco verso l'estrattivismo e chiedono un cambio di rotta

Il Parco delle Apuane al centro delle polemiche: le associazioni ambientaliste contestano il presidente Tagliasacchi

L’area protetta delle Alpi Apuane è al centro di un acceso dibattito. Le associazioni ambientaliste, riunite in un flash mob a Massa, hanno espresso forti critiche nei confronti della gestione del Parco regionale e del suo presidente, Andrea Tagliasacchi. La protesta, caratterizzata dallo slogan “Il parco che non c’è”, evidenzia una profonda insoddisfazione per le politiche adottate, ritenute non adeguate alla tutela del territorio e dell’ambiente.

Le ragioni della protesta

Le associazioni Apuane Libere, Italia Nostra, Amici della Terra, Le Voci degli alberi, Ugo Pisa, Custodi della Ceragiola e altri comitati, hanno partecipato attivamente al flash mob. Durante l’iniziativa, gli attivisti hanno distribuito bottigliette di “Acqua purissima della Valle di Arnetola – Batteriologicamente immonda” per simboleggiare lo stato di degrado ambientale. Le critiche verso il presidente Tagliasacchi riguardano la sua presunta accondiscendenza nei confronti dell’estrazione mineraria, considerata incompatibile con la protezione del territorio. Marco Mangeruca del Coordinamento Ambientalista Apuoversiliese ha sottolineato la necessità di un cambiamento radicale nella gestione del Parco, accusando l’attuale dirigenza di non rispondere alle istanze delle associazioni ambientaliste e di favorire gli interessi economici delle imprese estrattive.

Le richieste degli ambientalisti

Le associazioni ambientaliste hanno consegnato una lettera aperta al presidente Tagliasacchi a Castelnuovo in Garfagnana, in cui sono state formalizzate le loro contestazioni. Le critiche si concentrano su diverse questioni, tra cui la riapertura di cave dismesse, l’aumento dei quantitativi estratti, l’inquinamento da mar-mettola e la distruzione di vette, crinali e ambiente carsico. Rosario Brillante del Cipit ha denunciato la rinuncia del Parco al suo ruolo di controllo e valutazione, citando il caso del Pabe delle Gobbie a Seravezza e il Pabe di Massa. Gli ambientalisti chiedono l’istituzione di una Consulta delle associazioni e dei movimenti ecologisti per garantire una maggiore partecipazione e un’efficace tutela delle Apuane. “Assistiamo – dicono – alla riapertura di cave dismesse, all’aumento dei quantitativi concessi, al crescente inquinamento da mar-mettola, alla distruzione di vette, crinali e ambiente carsico. E l’ente Parco pare porsi più a difesa degli interessi economici delle imprese che dell’ecosistema”.

Un futuro incerto per le apuane

La protesta delle associazioni ambientaliste evidenzia una profonda frattura tra la dirigenza del Parco e le istanze di tutela del territorio. La richiesta di un cambio di rotta nella gestione del Parco delle Apuane è un segnale forte e lancia un appello per un futuro più sostenibile per questa area di grande valore naturalistico.