Abusi sessuali sulla figlia: 35enne accusato di maltrattamenti in famiglia
L’uomo avrebbe sottoposto la moglie convivente a ripetute aggressioni fisiche

Un caso agghiacciante scuote il Casentino. Un uomo di 35 anni, cittadino di origini straniere residente nella vallata aretina, è stato rinviato a giudizio lo scorso 15 maggio dal giudice per l’udienza preliminare Giulia Soldini con accuse gravissime: violenza sessuale su minore, maltrattamenti in famiglia, lesioni personali aggravate.
L’uomo dovrà difendersi da una serie di capi di imputazione che, se confermati, delineano anni di abusi sistematici all’interno del nucleo familiare. Il processo si terrà davanti al tribunale di Arezzo.
Le indagini coordinate dalla procura di Arezzo e dalla PM Julia Maggiore hanno fatto emergere un contesto familiare di estrema violenza. L’uomo avrebbe sottoposto la moglie convivente a ripetute aggressioni fisiche: botte, spinte, minacce di morte, perfino colpi alla testa con bastoni, tutto spesso avvenuto davanti ai figli minorenni.
In un episodio, avrebbe colpito la partner con un manganello metallico, lo stesso che – secondo l’accusa – sarebbe stato usato anche contro i figliastri.
Le conseguenze fisiche di queste violenze sarebbero documentate da referti medici: dieci giorni di prognosi per la madre, cinque e sette per i due ragazzini, tutti minori.
Ma il capo d’accusa più grave riguarda la figliastra. Secondo l’accusa, gli abusi sarebbero iniziati quando la bambina aveva solo otto anni e sarebbero proseguiti per anni.
L’uomo, per piegare la resistenza della minore, avrebbe fatto uso di minacce, percosse, alcol e perfino sostanze stupefacenti. La dinamica descritta dagli inquirenti è quella di una lunga e sistematica sopraffazione all’interno di un ambiente domestico divenuto teatro di terrore.
Il 35enne è ora ufficialmente imputato e dovrà rispondere in aula delle accuse. A difenderlo saranno gli avvocati Alessandro Massai e Francesca Rossi. La famiglia della vittima sarà assistita dall’avvocato Davide Scarabicchi.
Come riporta sempre La Nazione, ogni accusa, per quanto grave, dovrà essere provata durante il processo. La prova si forma in aula: è lì, nel contraddittorio tra accusa e difesa, che si stabilirà la verità processuale. Fino a sentenza definitiva, vige la presunzione di innocenza.