un tempo che scorre

Libera, paralizzata e in attesa del fine vita: “Ogni giorno in più è sofferenza, fate presto”

La 55enne toscana ha ottenuto il via libera al suicidio assistito, ma non può autosomministrarsi il farmaco. La Consulta rinvia la decisione sull’eutanasia

Libera, paralizzata e in attesa del fine vita: “Ogni giorno in più è sofferenza, fate presto”
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È bloccata nel corpo, e ora anche in una zona grigia della legge. Libera – nome di fantasia – ha 55 anni, vive in Toscana, ed è completamente paralizzata a causa della sclerosi multipla. Le sue condizioni cliniche sono gravi, il dolore è continuo.

Ha ottenuto il via libera al suicidio assistito, come previsto dalla sentenza Cappato del 2019. Ma non può farlo da sola: il farmaco letale, che in altri casi può essere assunto in autonomia, lei non è in grado nemmeno di toccarlo.

Per questo ha chiesto il supporto di un medico. Ma la legge italiana, in casi come il suo, non lo consente.

Si tratterebbe di eutanasia, e l’eutanasia, in Italia, è ancora reato. Il suo caso è arrivato fino alla Corte Costituzionale, che ha riconosciuto la legittimità del suo desiderio di morire. Tuttavia, ha ritenuto inammissibile il quesito sollevato dal tribunale di Firenze sull’eutanasia, sostenendo che prima bisogna verificare se esistano strumenti che permettano alla donna di autosomministrarsi il farmaco in modo autonomo. Solo dopo, eventualmente, si potrà tornare a discutere della legittimità dell’intervento medico.

Un passaggio tecnico che però rischia di trasformarsi in uno stallo.

"I miei tempi non sono quelli della politica – ha detto Libera tramite l’associazione Luca Coscioni –. I parlamentari hanno rinviato tutto a settembre, come se la mia malattia potesse prendersi una pausa estiva.

I miei tempi non sono neanche quelli della giustizia. I giudici chiedono altra documentazione, altri approfondimenti. Ma ogni giorno in più, per me, è sofferenza. È tortura. È umiliazione. Vi chiedo una sola cosa: fate presto".

Il suo appello si somma a quello dell’associazione che la assiste. Per l’avvocata Filomena Gallo, segretaria nazionale della Coscioni, "le condizioni cliniche stanno peggiorando e ogni rinvio rischia di trasformarsi in una concreta negazione del diritto che le è già stato riconosciuto. Il tempo, in questi casi, è parte integrante del diritto stesso".

Ora il compito torna al tribunale di Firenze, che dovrà verificare se esistano dispositivi che Libera possa attivare da sola, nonostante la paralisi. Se non ci saranno soluzioni praticabili, la questione potrebbe riaprirsi in Corte Costituzionale.

Ma per Libera, che ha già detto addio alla sua autonomia, il tempo – e la pazienza – sembrano già finiti.