I fatti nel 2016
Morì in ospedale a Pisa per una peritonite diagnosticata in ritardo: maxi-risarcimento
Il processo d'appello ha stabilito 326 mila euro di provvisionale per i familiari della donna

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Il processo d'appello ha stabilito 326 mila euro di provvisionale per i familiari della donna
Stando a quanto emerso nel processo, una diagnosi entro 2-3 ore dall’accesso della donna al pronto soccorso pisano "avrebbe probabilmente evitato l’evoluzione peggiorativa", e una chirurgia tempestiva poteva dare all’anziana, che perse la vita, una possibilità di sopravvivenza pari addirittura all’85%.
Così, dopo che in primo grado il Tribunale di Pisa aveva condannato l’azienda ospedaliera a pagare 200 mila euro, ora la corte d’Appello di Firenze ha stabilito un risarcimento totale di circa 300 mila euro per i familiari, al termine del processo di secondo grado.
A 81 anni la donna era stata costretta a ricoverarsi in un ospedale di Pisa per i forti dolori alla pancia, ma i medici le fecero la tac solo dopo 7 ore e mezza e la donna morì a causa di una peritonite acuta in choc settico. Il tragico decesso avvenne nel mese di aprile del 2016.
Per i giudici non ci sono dubbi, la morte della donna è sopravvenuta per un ritardo sia diagnostico sia nella somministrazione delle cure necessarie, in quanto, come comprovato dalla cartella clinica, la diagnosi di perforazione intestinale era intervenuta a distanza di sette ore e mezza dall’accesso in pronto soccorso della paziente, cioè quando ormai le sue condizioni si erano drasticamente aggravate.
Dal procedimento giudiziario inoltre è emerso che i sanitari avrebbero perso altro tempo "per richiedere erroneamente il consenso all’intervento chirurgico alla figlia della donna, perché la paziente era priva di conoscenza e avrebbero potuto e dovuto procedere a prescindere, poiché necessario per salvare la vita della paziente e da eseguirsi in condizioni di urgenza".
La richiesta di consulenza chirurgica si concretizza tardi, e l’equipe medica spiega alla figlia della paziente che l’intervento rappresenta un rischio elevato e quasi certamente fatale. La famiglia decise allora di non sottoporla all’operazione, che sarebbe stata l’unica possibilità di salvataggio. La donna morì la notte stessa .