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Omicidio al parco a Prato: fermato un 17enne, è accusato di aver ucciso Vladimir Lleshi con un cacciavite

La vittima Vladimir Lleshi era un latitante. Doveva scontare una condanna a otto anni

Omicidio al parco a Prato: fermato un 17enne, è accusato di aver ucciso Vladimir Lleshi con un cacciavite
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È stato fermato con l’accusa di omicidio volontario un ragazzo di 17 anni, ritenuto responsabile dell’uccisione di Vladimir Lleshi, un cittadino albanese di 35 anni, accoltellato l’8 maggio scorso in un giardino pubblico di Prato.

Il giovane, ora detenuto nel carcere minorile di Firenze, sarebbe colui che ha sferrato i fendenti mortali con un cacciavite, colpendo la vittima all’emitorace sinistro.

L’indagine, condotta dalla Procura dei Minorenni e dalla squadra mobile di Prato, ha portato al fermo del minorenne nel pomeriggio di ieri, martedì 13 maggio 2025. Già nei giorni immediatamente successivi al delitto, il 17enne era stato interrogato assieme a un altro ragazzo, un 19enne albanese, anch’egli residente nella stessa struttura di accoglienza.

I racconti forniti da entrambi non avevano convinto gli investigatori, ma in un primo momento erano stati rilasciati.

Determinanti per l’accelerazione delle indagini sono stati gli accertamenti tecnici e medico-legali. In particolare, la compatibilità tra le ferite riportate da Lleshi e l’arma trovata – un cacciavite – ha fatto convergere i sospetti sul 17enne, ora gravemente indiziato di aver portato il colpo letale.

Il 19enne, che avrebbe avuto con sé un trincetto, ha riferito agli inquirenti di averlo gettato via prima che potesse essere utilizzato. La sua versione, per ora, trova riscontro nelle evidenze raccolte, e gli investigatori tendono a credergli.

Emergono intanto dettagli inquietanti sulla vittima.

Vladimir Lleshi era un latitante. Doveva scontare una condanna a otto anni per una serie di rapine compiute nella provincia di Pistoia, ma era evaso e si era reso irreperibile. Una vita ai margini che si è conclusa in modo violento, nel cuore di una zona urbana.

Le indagini proseguono per ricostruire con esattezza il movente e il contesto dell’aggressione, che potrebbe affondare le radici in dinamiche complesse legate al vissuto dei giovani coinvolti e all’ambiente frequentato dalla vittima.

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