Omicidio di Campi Bisenzio, Pratesi minacciato in carcere: “Ti faremo fare la fine di Maati”
La difesa insiste: "Sul bus nessun fendente"
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"Ti faremo fare la fine di Maati".
Un gruppo di maghrebini detenuti del carcere di Sollicciano avrebbe proferito queste minacce all’indirizzo di Francesco Pratesi, il 18enne di Campi Bisenzio recluso nel penitenziario fiorentino dal 10 gennaio scorso con l’accusa di aver ucciso a coltellate, in concorso con altri cinque giovani (di cui altri quattro finiti come lui in manette), il 17enne di Certaldo Maati Moubakir, all’alba dello scorso 29 dicembre.
Pratesi ha sporto denuncia alla polizia penitenziaria, e potrebbe essere a breve trasferito in un altro carcere per motivi di sicurezza: forse nella struttura di Terni.
Assieme a Pratesi, sono finiti in carcere Denis Mehmeti, 20, e Ismail Arouizi, 22 e, più recentemente, una seconda ordinanza di custodia cautelare sempre in carcere, ha raggiunto altri due giovanissimi di Campi Bisenzio, Diego Voza, 18 anni, e Denis Alexander Effa Ekani, 20.
A tutti viene contestato l’omicidio volontario con le circostanze aggravanti dall’aver agito per futili motivi e con crudeltà.
Secondo la Procura, che sta comunque aspettando gli esiti completi dell’autopsia, Pratesi avrebbe avuto un ruolo centrale nella brutale aggressione costata la vita del 17enne.
Secondo l’ipotesi accusatoria avanzata dal pm Antonio Natale, sarebbe infatti proprio Pratesi colui che avrebbe finito Maati con una coltellata all’altezza del cuore sulla porta del bus numero 30 dove il giovane, già gravemente ferito, avrebbe cercato un rifugio.
Ma i difensori di Pratesi, gli avvocati Francesco Ceccherini e Francesco Tesi, stanno cercando di smontare questa impostazione: per i legali, nello "scontro" fra Maati e Pratesi sulla porta del bus numero 30, c’è stata una spinta all’altezza della spalla, e nessuna coltellata, tanto meno quella "assassina".
Per questo motivo, nell’ambito delle indagini difensive, hanno dato mandato a un proprio consulente di lavorare sulle immagini della telecamera di bordo del 30, al fine di rendere più nitido possibile il frame che dall’accusa viene interpretato come il momento della coltellata al cuore.
Dopo quel momento, Maati si accascia a terra, cadendo all’indietro. Poi si rialza, si trascina a terra per qualche metro, poi si accascia definitivamente.
E’ l’ultimo atto di un’aggressione fatta di almeno tre momenti e che ha in discoteca il preambolo più drammatico. Nel locale dove era venuto a ballare Maati, infatti, c’è stato un alterco fra una ragazza e un altro giovane. Quest’ultimo, accusato di un furto avvenuto mesi prima di una sigaretta elettronica, avrebbe risposto sputando in faccia alla ragazza.
Così, su input della donna, si scatenò una caccia all’uomo. Maati, che nulla c’entrava con il furto della sigaretta, venne scambiato per quello dello sputo, forse per un taglio di capelli simile.
Nei giardini della scuola Matteucci ci fu quindi un primo parapiglia, sotto i portici un altro pesante round, sempre con coltelli, bastoni, almeno un casco. Infine, sul 30.