La peste suina, il temuto virus che uccide i suini, sia domestici che selvatici – e che fortunatamente non è trasmissibile agli umani – si sta avvicinando alla provincia di Lucca attraverso i boschi al confine con l’Emilia Romagna.
A trasportarlo sono i cinghiali, al centro delle continue proteste degli agricoltori la cui popolazione è cresciuta enormemente negli ultimi anni, rappresentando un quotidiano disastro per l’agricoltura e la sicurezza stradale, con numerosi incidenti, anche fatali. “La fauna selvatica costituisce un’emergenza che da sempre danneggia le nostre coltivazioni; ora la situazione è ulteriormente peggiorata con il rischio della peste suina africana che potrebbe devastare l’industria suina, poiché l’infezione si può propagare anche attraverso contatti indiretti, e influire sulla consueta frequentazione di sentieri e boschi, risorse fondamentali per l’agricoltura e il turismo. Il tempo è un fattore cruciale” – avverte il presidente di Coldiretti Lucca, Andrea Elmi.
I sette comuni a rischio
Coldiretti, che sta già affrontando la stessa minaccia in Alta Lunigiana dove è in prima linea e ha svolto un ruolo importante nell’accelerare l’adozione di misure preventive e di sorveglianza, ha incontrato recentemente le imprese agricole dei sette comuni inseriti a settembre nella zona 1 di restrizione da PSA, cioè quei territori dove non sono stati riscontrati casi di peste suina, ma che si trovano al confine con aree in cui invece sono stati confermati uno o più casi.
I sette comuni nella “lista rossa” di tipo 1 sono Minucciano, Sillano Giuncugnano, Piazza al Serchio, Castiglione Garfagnana, Vagli, Villa Collemandina e San Romano.
“L’esperienza della Lunigiana può e deve essere un modello da seguire qui in Garfagnana. L’obiettivo – spiega il presidente di Coldiretti – è evitare che la peste suina si diffonda sul territorio per prevenire pesanti ripercussioni sull’agricoltura e sull’indotto turistico. Ma per ottenere questo risultato, è necessaria fin da subito la collaborazione attiva di tutti i soggetti coinvolti: Regione Toscana, Asl, polizia provinciale, ambiti territoriali di caccia e amministrazioni pubbliche locali”.
Toscana nell’elenco delle regioni infette dal 2024
La Toscana è stata inserita nell’elenco delle regioni infette nel luglio 2024 dopo che la malattia è stata trovata in alcune carcasse di cinghiali nel comune di Zeri (Massa Carrara).
Ad oggi, sono stati censiti 82 animali infetti. “In questa fase iniziale – prosegue Elmi – è importante istituire rapidamente centri di raccolta per ospitare e analizzare in tempi brevi i cinghiali abbattuti o trovati morti, al fine di verificare la presenza o meno del virus. Dobbiamo fare in fretta perché dobbiamo impedire che i cinghiali danneggino le nostre colture. Gli agricoltori sono pronti a fare la loro parte, ospitando anche le trappole nelle loro aziende: un metodo di contenimento che si è dimostrato efficace e funzionale in Lunigiana”.
Tra le misure previste dal piano di contenimento ed eradicazione c’è la riduzione – depopolamento – della fauna selvatica. Un’azione richiesta con insistenza dagli agricoltori che da anni denunciano l’esplosione demografica di cinghiali e cervi, responsabili della devastazione dei campi e dell’eliminazione dei raccolti, privando gli agricoltori della principale fonte di reddito.
Questo ha indotto Coldiretti a istituire anche una squadra di guardie venatorie volontarie per accelerare gli abbattimenti nelle zone più critiche e a chiedere alla Regione Toscana di intervenire sul piano faunistico venatorio. Un intervento, quest’ultimo, che ha portato lo scorso 29 luglio all’adozione del nuovo strumento di gestione della fauna selvatica, che stabilisce un principio fondamentale: dove c’è un’attività agricola, non possono esserci aree compatibili con la presenza di fauna selvatica, le cosiddette aree vocate. “Riteniamo sia un grande risultato raggiunto e che ci sarà ancora tempo per proporre altre osservazioni prima dell’approvazione definitiva. – conclude il presidente di Coldiretti Lucca, Elmi. – È un notevole passo avanti che riporta l’azienda agricola al centro dell’attenzione”.