Pericolosa escalation

Prato, tre attentati in una notte in aziende cinesi

L'ultimo atto della "guerra delle grucce"

Prato, tre attentati in una notte in aziende cinesi
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Gli incendi divampati in seguito all’esplosione dei marchingegni, nascosti in scatole di vestiti, sono stati attivati tramite un telecomando. Chi li ha fatti scoppiare, probabilmente una sola persona, si è mosso nella notte, in auto o in moto, completando l‘opera in poco più di un’ora.
Il primo pacco è esploso alle 5.15 dentro la Warehouse&Logistics di Seano (Carmignano); il secondo circa mezz’ora dopo alla XSD di Prato; il terzo alle 6.30 alla Diabolica di Campi Bisenzio.

Tutte e tre sono ditte cinesi, in tutte il pacco era in transito per raggiungere una destinazione francese. Le tre mini-bombe erano studiate per incendiare senza far rumore.

Gli artificieri le hanno analizzate, erano tutte uguali: una bottiglia con etanolo e benzene, oltre a un liquido esplosivo che a contatto con l’aria si trasforma in una sostanza gelatinosa; alla bottiglia erano stati applicati un detonatore collegato ad una batteria e a un’antenna, elemento necessario per azionare a distanza di alcuni metri l’esplosione.

Si tratta dell’ultimo atto di una guerra che va in scena da tempo, quella che si rifà all’imposizione di forniture da parte di ditte internazionali cinesi ai loro connazionali sul territorio: la cosiddetta "guerra delle grucce", che è poi la prosecuzione della guerra delle spedizioni, di cui Prato è protagonista nel mondo criminale orientale dagli inizi degli anni Duemila.

Secondo stime qualificate si parla di un giro d’affari di centinaia di milioni d’euro l’anno.

I tre incendi dell’alba di domenica 16 febbraio sono probabilmente ritorsioni nei confronti delle aziende che non hanno ottemperato a quanto era stato loro richiesto. E, come nel caso del primo ottobre scorso, quando fu incendiata la macchina di un imprenditore con a fianco una bara e la sua foto all’interno, monito alle altre aziende del distretto.

La parola "mafia" è una sorta di tabù lessicale, perché l’azione criminale continuativa di cui si parla non è giudiziariamente inquadrabile in questo modo: non c’è una sentenza che la certifichi.

Tuttavia nella relazione che il procuratore Luca Tescaroli aveva inviato ad autunno al Parlamento si faceva esplicitamente riferimento a "una contrapposizione in atto tra gruppi imprenditoriali cinesi antagonisti per il controllo del redditizio mercato della produzione delle grucce e della logistica che ha registrato la commissione di plurimi delitti a base violenta". Nell’ordine: tentati omicidi, incendi dolosi, estorsioni, spedizioni punitive.

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