Il maxi processo “China Truck”, che avrebbe dovuto far luce sulla presunta mafia cinese radicata nella logistica pratese, resta ancora fermo.
La ragione è sempre la stessa: la mancanza di interpreti affidabili per tradurre le migliaia di intercettazioni telefoniche in cinese, considerate la prova chiave dell’accusa.
L’ultimo rinvio risale al 29 settembre 2025, quando la perita incaricata della traduzione non si è presentata in aula perché partita per la Cina senza avvisare nessuno. Tornerà soltanto a febbraio.
Il suo lavoro, già giudicato “gravemente lacunoso” dal pm Lorenzo Gestri, è stato dichiarato inutilizzabile dal Tribunale.
Il procuratore Luca Tescaroli ha deciso di aprire un fascicolo interno per accertare se dietro ai ritardi ci siano solo negligenze o pressioni e condizionamenti esterni.
Intanto il processo resta paralizzato: a sette anni dall’apertura non si è ancora svolta la prima udienza e non è stato ascoltato alcun testimone.
Gli arresti risalgono al 2018, le indagini al 2011, ma il procedimento continua a scivolare nel vuoto.