Stalking ossessivo dopo una breve relazione: condannato a due anni e mezzo
Un 40enne perseguita l’ex compagna per quasi un anno nonostante i domiciliari. Il tribunale: "Comportamento incompatibile con misure alternative alla detenzione"

Non aveva mai accettato la fine della relazione, durata appena poche settimane. Da lì, un’escalation di comportamenti persecutori che si sono protratti per quasi un anno, tra appostamenti, insulti pubblici e violazioni delle misure cautelari. Ora per lui è arrivata la condanna: due anni e sei mesi di reclusione per stalking aggravato e inosservanza delle disposizioni imposte dal giudice.
La sentenza è stata pronunciata nei giorni scorsi dal tribunale di Arezzo, al termine di un processo che ha ricostruito con precisione il lungo calvario vissuto dalla vittima, una donna di 47 anni. I fatti contestati risalgono al periodo tra aprile 2024 e febbraio 2025.
In aula è emerso un quadro chiaro: l’uomo, 40 anni, già sottoposto agli arresti domiciliari per precedenti condotte persecutorie nei confronti della stessa persona, non si sarebbe mai fermato. Avrebbe continuato a cercarla, a pedinarla, a presentarsi sotto casa e a insultarla anche nei luoghi pubblici, come un bar del centro città.
L’episodio più grave risale al 6 febbraio, quando ha violato il divieto di avvicinamento imposto dal tribunale, recandosi nuovamente nei pressi della donna. Un gesto che ha segnato la fine della tolleranza giudiziaria: per i magistrati, si è trattato dell’ennesima prova di una "reiterazione ossessiva", che rendeva inutili e inefficaci altre misure cautelari.
Il pubblico ministero Bernardo Albergotti ha chiesto e ottenuto la condanna, mentre la parte civile, rappresentata dall’avvocato Fabio Appiano, ha messo in luce il clima di paura costante che ha segnato la quotidianità della vittima, costretta a cambiare abitudini per evitare l’ex compagno.
Determinanti anche le testimonianze di chi ha assistito ad alcuni degli episodi: in più occasioni, l’uomo avrebbe usato un linguaggio pesantemente denigratorio in pubblico, lesivo della dignità della donna. Un comportamento che ha lasciato strascichi profondi, con conseguenze psicologiche documentate nel corso del processo.