Un test che doveva essere uno strumento di controllo interno si è trasformato in un caso nazionale. Nei supermercati Pam della Toscana, ispettori si fingono clienti e nascondono prodotti nel carrello per verificare l’attenzione dei cassieri. Se il dipendente non nota l’irregolarità, scatta la contestazione disciplinare e, in alcuni casi, il licenziamento.
A Siena, Fabio Giomi, 62 anni e con oltre vent’anni di esperienza alle casse, è stato recentemente allontanato per questo motivo. Situazioni analoghe si sono verificate a Livorno, dove due dipendenti di lunga carriera denunciano pressioni e controlli ripetuti, che i sindacati definiscono vere e proprie “imboscate psicologiche”.
I rappresentanti dei lavoratori sottolineano che il metodo mette in difficoltà chi non è addetto alla sicurezza, creando contenziosi basati su errori spesso inevitabili. La Filcams Cgil e la UilTucs hanno chiesto un confronto urgente, ma il primo incontro con l’azienda non ha portato novità.
Il caso approderà giovedì a Roma, sul tavolo nazionale dei sindacati e dell’azienda, dove si discuteranno sia il metodo dei controlli sia i licenziamenti collegati. Intanto, nei punti vendita toscani, i lavoratori sono in stato di agitazione e alcune forze politiche hanno annunciato interrogazioni parlamentari.
Il “test del carrello” è diventato così simbolo di un conflitto più ampio tra controllo aziendale e diritti dei lavoratori, con la Toscana al centro della discussione nazionale.