Da fine 2026

Apre il Museo delle Antichità a Pisa

La collezione di sarcofaghi più vasta dopo i Musei Vaticani

Apre il Museo delle Antichità a Pisa
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Aprirà tra la fine del 2026 e l'inizio del 2027 il nuovo Museo delle Antichità in piazza dei Miracoli, a Pisa, voluto dall'Opera primaziale pisana con un investimento complessivo di circa 4 milioni di euro e che consentirà di esporre la ricca collezione di sarcofaghi (la più importante dopo quella dei Musei Vaticani) riconducibili alla Roma imperiale.

Con oltre 3.700 metri quadri espositivi, di cui 3.200 all'interno del Camposanto Monumentale e 550 di nuova realizzazione in spazi attigui al Camposanto stesso, sul lato nord ovest - il museo si articolerà in un percorso che intreccerà itinerari già esistenti e nuovi ambienti espositivi.

I sarcofaghi attualmente visibili nel Camposanto non verranno spostati, ma inseriti in modo organico nella narrazione del nuovo museo, come parte integrante di un allestimento che ne valorizzerà il significato storico, religioso e artistico.

La nuova sede espositiva riunisce reperti egizi, etruschi, greci e romani in una narrazione inedita fondata sul reimpiego: manufatti e testimonianze di epoche diverse, originariamente destinati alla vita quotidiana, al culto o alla sepoltura, che nel corso del tempo sono stati rielaborati o reinterpretati in epoche e civiltà successive.

Un racconto che riflette il continuo dialogo tra culture diverse, in cui le opere hanno conservato traccia della loro funzione originaria, talvolta modificata o adattata a nuovi contesti e significati.

L'allestimento, curato dallo studio Guicciardini & Magni Architetti, darà forma a questa concezione, profondamente voluta dal responsabile scientifico del progetto, lo storico dell'arte Salvatore Settis: i reperti saranno presentati non solo come testimonianze storico-artistiche, ma innanzitutto come strumenti della vita quotidiana, espressione concreta del dialogo tra forma e funzione.

"Con il Museo delle Antichità - conclude il presidente dell'Opera della Primaziale, Andrea Maestrelli - compiamo un gesto di restituzione culturale e civile: un patrimonio raccolto e custodito per secoli, in parte già accessibile, viene ora reso pienamente fruibile e riorganizzato secondo un progetto unitario di valorizzazione".

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