Alla mensa scolastica? Pane e olio per i bimbi "morosi". Succede a Montevarchi
Nel 2017 è entrato in vigore il regolamento che dispone la sospensione del pasto ai figli di chi ritarda i pagamenti
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Il provvedimento non è una novità e nemmeno la polemica. A Montevarchi, in provincia di Arezzo, torna il caso bruschetta, come nel 2017. Solo pane e olio, per i bambini di scuole materne ed elementari, le cui famiglie non pagano al Comune il servizio di mensa della scuola. Insomma, i genitori morosi.
Un atto discriminatorio, urlano i genitori. Un caso che investe anche la politica. Il centrodestra da una parte, che difende la propria scelta politica.
"Con questo sistema abbiamo recuperato quasi tutta la morosità scesa da 85 mila a 6 mila euro", dice la sindaca Silvia Chiassai Martini.
"Una scelta vergognosa", ribatte il consigliere comunale del Pd, Samuele Cuzzoni.
"Una decisione che umilia i più piccoli facendo pagare ai bambini per colpe non loro", scrive ancora sulla propria pagina Facebook.
"Invece di trovare soluzioni serie, questa Giunta decide di discriminare i bambini nel luogo più sacro della scuola: la mensa, lo spazio della condivisione e della crescita - dice ancora - Questa non è amministrazione, è una vergogna. Chi governa una comunità dovrebbe farlo con senso di responsabilità e umanità, non con misure punitive e umilianti".
Un botta e risposta, che da queste parti non è una novità. Infatti, dalle fila dell'Amministrazione si meravigliano del tanto clamore.
Un servizio in atto dal 2017
Da anni il Comune di Montevarchi applica questo sistema. Nel 2017 è entrato in vigore il regolamento che dispone la sospensione del pasto ai figli di chi ritarda i pagamenti per più di un mese. Prima arrivano avvisi via mail o sms. La recente applicazione in alcune scuole ha fatto tornare in primo piano il metodo, facendo sì che la questione diventasse rovente.
Da una parte i bambini che ricevono un piatto completo, accanto coloro che si devono accontentare di pane e olio. E fortunatamente è extravergine. Almeno quello.
La bruschetta non può essere considerato, dicono ancora dalle fila di chi protesta, invitando il Comune a trovare nuove misure, un pasto sostitutivo, ma diventa punto di marginalizzazione sociale e discriminazione.