E' la prima volta

Palio di Siena, otto condanne per la rissa del 2018

Per 5 contradaioli pena di 4 mesi e mille euro di multa. Per altri 3 solo la sanzione

Palio di Siena, otto condanne per la rissa del 2018
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Uno spartiacque nella storia. Di quelli che difficilmente consentirà di tornare indietro.

Otto contradaioli, sette del Nicchio e uno del Valdimontone, sono stati condannati penalmente per i fronteggiamenti avvenuti nel Palio del luglio 2018. Gli imputati erano diciassette, ma nove sono stati assolti perché il fatto non sussiste o per insufficienza di prove.

La giustizia ordinaria si è spinta perciò nel terreno gestito da tradizione da quella paliesca: l’amministrazione comunale non aveva emesso sanzioni per le contrade coinvolte, ravvisando la componente della ritualità della Festa nella scazzottata.

"L’intrusione" della magistratura rappresenta quasi un inedito in epoca moderna, perché quando lo aveva fatto, riguardava singole persone o piccoli gruppi.

Di fronte a ciò che è avvenuto ieri al Tribunale di Siena anche il precedente del 2015, andato a sentenza nell’aprile 2023, assume poco valore, storicamente parlando. Due anni fa il giudice Elena Pollini aveva comminato sanzioni pecuniarie da 200 euro ai tre condannati, usciti però con il casellario giudiziario immacolato.

Francesco Cerretelli ha oltrepassato questo confine.

Il verdetto emesso vede 5 condanne per rissa e resistenza a pubblico ufficiale. Di queste, quattro a 4 mesi e mille euro di multa, e una a 5 mesi e identica sanzione.

Altre tre persone sono state punite "solo" per la rissa e con una multa di mille euro. Pene mitigate rispetto alle richieste della Procura. Per arrivare a questo giudizio gli inquirenti si sono avvalsi di prove video sui momenti contestati e su testimonianze.

A pesare è stato il reato di resistenza a pubblico ufficiale, in quanto secondo l’accusa i contradaioli, per continuare a fronteggiarsi, avrebbero spintonato agenti della municipale, tra i quali l’ex comandante Cesare Rinaldi, più un carabiniere della 6° Brigata Toscana.

Le difese, dove figurava anche l’ex sindaco Luigi De Mossi, avevano chiesto l’assoluzione, sostenendo che i video prodotti fossero inutilizzabili e l’assenza di certezza sulla partecipazione attiva ai fatti.

"Avevamo per alcuni un riconoscimento diretto da parte di un funzionario di polizia ma abbiamo sostenuto che questa indicazione non fosse sufficiente e non integrante i presupposti della prova certa oltre ogni ragionevole dubbio", ha detto al termine il legale Fabio Pisillo.

La decisione assunta dai giudici rischia di rendere agli occhi delle istituzioni delegate alla sicurezza pubblica il Palio ancora più nudo.

Non è un caso che un anno fa il Magistrato delle Contrade aveva preso posizione in merito: "I rituali che caratterizzano le contrade non possono essere giudicati decontestualizzandoli dal loro valore storico e sociale.

Di questi riti fanno parte anche la ‘naturale animosità e l’impeto di emozioni contrastanti’, che seppure in una cornice di passionalità, mai mettono a rischio la sicurezza sociale".

Non lo hanno fatto neppure quella volta ma l’auto-amministrazione non basta più.

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