Un’infezione da clostridium perfringens, batterio protagonista di numerosi avvelenamenti da cibo: è quanto emerso nei mesi scorsi dai primi esiti dell’autopsia sui corpi dei tre anziani deceduti a febbraio dopo il ricovero in ospedale per sospetta intossicazione alimentare.
Le vittime – Gianpiero Samuelli, 88 anni, Daria Tanzini, 89 anni, e Carla Ferretti, 80 anni – erano ospiti delle rsa Villa Desiderio di Settignano e Monsavano a Pelago di proprietà della società Sereni Orizzonti.
A quasi un anno dalla morte proseguono le analisi di laboratorio per individuare le cause esatte della tragedia. Dai primi accertamenti sui reperti istopatologici è emersa una “piena coerenza” tra i quadri patologici osservati nei tre deceduti.
Nelle carte dei medici incaricati dalla procura e dai familiari delle vittime si legge che sono stati rinvenuti aspetti “necrotici-infiammatori-emorragici” sovrapponibili, e segni tipici della “tossinfezione” presenti negli organi. Circostanza che conferma un “coinvolgimento sistemico” dell’intero sistema immunitario.
I tre anziani morti sarebbero stati colpiti da gastroenterite e sepsi, ovvero una risposta infiammatoria eccessiva dell’organismo a un’infezione generalizzata che danneggia tessuti e organi; il clostridium perfringens, protagonista di numerosi avvelenamenti da cibo, in tutti e tre i casi avrebbe provocato gravi “lesioni intestinali e coinvolgimento multiorgano” risultando fatale ai tre anziani. In parallelo le analisi si sono orientate anche alla ricerca di germi associati a tossinfezioni alimentari: ma tali ricerche hanno dato esito negativo”.
Ma non è finita, perché mancano ancora i referti delle analisi sugli alimenti sequestrati nei locali mensa delle Rsa, di competenza dei Nas.
L’esito di queste analisi è ritenuto fondamentale per ricostruire con precisione la causa del decesso. I primi malori si sono verificati dopo la cena di domenica 9 febbraio. Da tenere presente che in totale si sono vericati 114 casi di gastroenterite su 173 pazienti presenti nelle quattro case di cura coinvolte.
Il menù ’contaminato’ era a base di passato di carote, verdure, coniglio e patate, pizza.
Restano sempre due le persone indagate: si tratta del legale rappresentante della Sereni Orizzonti e della responsabile della struttura di Monsavano, dove ha sede il centro cottura: su entrambi pendono le ipotesi di omicidio colposo, lesioni colpose e adulterazione o commercio colposo di sostanze alimentari. Secondo la ricostruzione delle pm Benedetta Foti e Luisa Serranti, la preparazione dei pasti non sarebbe avvenuta con le dovute procedure (come da manuale dell’Haccp, Hazard Analysis and Critical Control Points) per scongiurare il rischio di agenti patogeni che avrebbero procurato prima il malore e poi il decesso. Gli indagati avrebbero agito “in violazione” del decreto legislativo relativo “ai controlli in materia di sicurezza alimentare e applicazione dei regolamenti comunitari. ci sarebbe stata anche “negligenza e imperizia”, non avendo “adottato appropriate cautele”.