A 94 anni in carcere a Sollicciano, ma arriva la svolta: ai domiciliari
Ha trascorso 5 giorni in uno dei penitenziari peggiori d’Italia

Un nuovo magistrato di sorveglianza ha accolto l'istanza dell'imprenditore di 94 anni - finito in carcere a Firenze per una condanna definitiva per reati fiscali e bancarotta - per scontare la pena alla detenzione domiciliare e non in cella.
Decisivo per la nuova decisione è stato il trasferimento dal penitenziario di Sollicciano all'istituto Gozzini, che è struttura detentiva a custodia attenuata, detta anche Solliccianino, su cui opera un magistrato della sorveglianza diverso da quello per il carcere maggiore.
In questo modo, spiega il difensore del 94enne, l'avvocato Luca Bellezza, è stato possibile presentare di nuovo la richiesta, che era stata bocciata venerdì scorso da un primo magistrato di sorveglianza.
Il 94enne è un editore e giornalista condannato in via definitiva a 4 anni e otto mesi in appello, per il crac di una casa editrice nazionale che per decenni ha pubblicato riviste e libri su caccia, pesca, armi, difesa, tiro, cani.
Nell'istanza la difesa aveva chiesto come prima opzione quella di un differimento della pena, e in subordine la detenzione domiciliare. Il nuovo magistrato di sorveglianza ha accolto il ricorso stabilendo che Cacciapuoti sconti la condanna al suo domicilio.
Il 94enne ha trascorso cinque giorni nel carcere di Sollicciano, considerato uno dei penitenziari peggiori d'Italia.
L’uomo, claudicante, cammina solo con l’ausilio di un treppiede: una condizione che aveva indotto i medici della casa circondariale a sconsigliare la detenzione nell’istituto. Nonostante ciò, il magistrato di Sorveglianza Claudio Caretto, ha rigettato l’istanza dove si richiedevano i domiciliari (misura destinata per legge agli ultrasettantenni), e così il 94enne ha passato 5 giorni (sicuramente indimenticabili) in una cella con altri cinque detenuti, tra l'altro nello stesso reparto nel quale domenica scorsa due reclusi hanno dato fuoco alla cella mandando in ospedale cinque agenti di polizia penitenziaria.
La svolta nel pomeriggio di martedì 10 giugno,quando il 94enne è stato trasferito al Gozzini di Firenze, casa circondariale a custodia attenuata, noto come ’Solliccianino’. Nuovo penitenziario, nuovo magistrato di sorveglianza, che ha depositato un’ordinanza d’urgenza con la quale ha ammesso il 94enne alla detenzione domiciliare nella sua abitazione.
Riconosciuta dal magistrato Maria Elisabetta Pioli "l’estrema fragilità in relazione all’età anagrafica" che in un contesto come quello di Sollicciano poteva essere "esposta a maggiore vulnerabilità rispetto a eventi negativi per la salute, causandone un rapido declino delle funzioni fisiologiche". Da qui la decisione per i domiciliari, considerata misura più "consona", considerato anche il reato commesso: bancarotta fraudolenta per il crac dell’Editoriale Olimpia, risalente a tredici anni fa.
Una condanna arrivata in primo grado a quattro anni e otto mesi, contro la quale era stato fatto appello nel 2021. La corte d’appello, però, l’anno scorso ha confermato la pena. Nessun ricorso in Cassazione e la pena è diventata definitiva. E così, pochi giorni fa, le porte di Sollicciano si sono aperte per lui.
Incredulo e ancora provato il figlio del 94enne: "La vicenda ha messo in evidenza lo stato delle carceri italiane e le contraddizioni profonde all’interno del nostro sistema giudiziario. Mio padre, incensurato e privo di alcun pericolo sociale, è stato detenuto in condizioni estreme, in un ambiente non attrezzato né fisicamente né umanamente per prendersi cura di una persona della sua età".
Ancora più dura la posizione di Giuseppe Fanfani, garante toscano dei detenuti, riguardo alla decisione del primo giudice: "Questo sistema è malato. Al ministro Nordio chiedo di intervenire subito. È una cosa inumana, indegna di un paese sedicente civile. Non avrei mai creduto di vedere, in oltre 50 di avvocatura, un 94enne in carcere. Non so e non voglio sapere di chi sia la colpa, anche perché tutti si tireranno fuori, ma ritenerlo compatibile con il carcere è inconcepibile".
Per Fanfani, "ritenere che, sottratto al proprio ambiente, sottratto alla propria vita ed ai propri affetti possa sopravvivere è inconcepibile. Da parte mia auspico che il ministro, in prima persona, si attivi immediatamente, senza alcun indugio".