Un anno dopo l’esplosione che ha sconvolto il deposito Eni di Calenzano, restano le immagini di un fumo nero altissimo, l’odore acre nell’aria, le sirene che tagliavano il silenzio. Adesso, nello stesso luogo che ha segnato per sempre la comunità, è stato inaugurato un memoriale dedicato alle cinque vittime: Davide Baronti, Franco Cirelli, Carmelo Corso, Vincenzo Martinelli e Gerardo Pepe.
Una targa semplice, essenziale, voluta dal Comune su proposta dell’Anmil, l’associazione che da sempre rappresenta lavoratori mutilati e invalidi del lavoro. Una scelta nata per dare forma a un bisogno collettivo: fermarsi, ricordare, non lasciare che il tempo scivoli sopra una tragedia ancora viva.
Una cerimonia partecipata e carica di emozione
Oltre un centinaio di persone si sono strette attorno al memoriale durante la cerimonia. C’erano i familiari di tre delle vittime, qualche collega che ha condiviso turni, fatiche e quotidianità con gli uomini scomparsi, e tanti cittadini di Calenzano arrivati in silenzio. La commozione era palpabile, come se la ferita di un anno fa fosse ancora aperta. Accanto al sindaco Giuseppe Carovani, hanno preso parte alla scopertura della targa anche la sindaca della Città metropolitana di Firenze Sara Funaro e il presidente della Regione Toscana Eugenio Giani.
Carovani ha ringraziato l’Anmil per aver proposto la realizzazione del memoriale e ha ricordato come fin dai primi giorni dopo l’esplosione l’associazione abbia affiancato l’amministrazione nel costruire un percorso di memoria condivisa.
“È qualcosa che ci permetterà ogni anno di riflettere su questa tragedia e sulle tante tragedie del lavoro che colpiscono il nostro Paese”, ha detto.
Subito dopo, la lettura lenta dei nomi delle vittime ha fermato tutti in un silenzio denso, rotto solo da un caldo e lungo applauso.
Lavoro e dignità: l’appello della Chiesa e delle istituzioni
Nelle parole dell’arcivescovo di Firenze Gherardo Gambelli, lette dal parroco di Calenzano don Paolo Cioni, è risuonato un monito che supera il caso specifico e parla a un intero sistema:
“Non possiamo abituarci agli incidenti sul lavoro, né rassegnarci all’indifferenza verso gli infortuni”.
L’arcivescovo ha richiamato la responsabilità collettiva di fronte a un fenomeno che continua a sottrarre vite, affetti, energie, sottolineando come ogni morte sul lavoro rappresenti “un tragico impoverimento sociale”.
Un pensiero condiviso anche dalla vicepresidente di Anmil, Graziella Nori, che si è soffermata sull’articolo 1 della Costituzione e sulla contraddizione dolorosa tra un Paese fondato sul lavoro e la realtà di chi “parte al mattino e non torna più a casa”. Nori ha ribadito l’importanza della cultura della sicurezza come unica strada possibile per ridurre davvero infortuni e morti bianche.
Una targa che diventa promessa
Il memoriale inaugurato oggi non è soltanto un luogo di ricordo. È una promessa silenziosa che chiede di non voltare lo sguardo, di non archiviare la strage del deposito Eni come un tragico incidente, ma di trasformarla in una coscienza più vigile.
A un anno dall’esplosione, Calenzano sceglie di non dimenticare. E nel farlo, chiede che quella memoria diventi un impegno per tutti.