Colpito dalle sanzioni Usa anti Putin, il Tribunale di Firenze le annulla: "Motivazioni generiche"
Massimo Falchini, imprenditore fiorentino, si era visto bloccare il conto per "violazione delle misure contro la Russia"

Il Tribunale di Firenze dice no alle sanzioni Usa contro cittadini italiani, quando le motivazioni sono troppo generiche e senza contraddittorio.
Un imprenditore fiorentino era finito nel mirino degli Stati Uniti, e la banca gli aveva congelato il conto corrente personale, dove erano presenti tutti i suoi risparmi, ma nei giorni scorsi il Tribunale fiorentino ha ordinato all’istituto bancario toscano di sbloccare immediatamente il conto, accogliendo il ricorso dell’uomo.
Sul punto cruciale della vicenda il giudice ha sottolineato come il nome dell’imprenditore fiorentino sia stato inserito nella lista Ofac degli Usa senza alcuna comunicazione né possibilità di contraddittorio, "in violazione del fondamentale diritto di difesa e dei principi dello Stato di diritto, che formano l’ordinamento italiano ed europeo".
Tutto era iniziato lo scorso anno quando il Tesoro americano aveva messo, per la prima volta, sotto sanzioni alcuni cittadini italiani per violazione delle misure contro la Russia.
L’annuncio era arrivato ad opera dell’Office of Foreign Assets Control (Ofac) di Washington, con un lista di imprese e persone colpite dalle restrizioni dell’amministrazione Biden.
Ora con Trump cambierà qualcosa sulle sanzioni alla Russia? Vedremo. All’epoca ben quattro italiani erano finiti nella lista dell’Ofac, e tra questi Massimo Falchini, 54 anni, patron della Fagima Fresatrici spa (di Barberino Tavarnelle).
Secondo gli Usa, Falchini e la sua impresa avrebbero fatto affari con un imprenditore russo tramite società intermediarie cinesi. Ma tale spedizione non era avvenuta direttamente in Russia e tutto si era svolto con l’avallo del ministero degli Esteri, come da prassi. Ma la banca toscana aveva recepito immediatamente le indicazioni Usa, bloccando il conto corrente personale dell’imprenditore.
L’imprenditore a quel punto si era rivolto alla magistratura e nei giorni scorsi il giudice Daniela Bonacchi, del Tribunale fiorentino, ha accolto il suo ricorso.
Le circostanze alla base di un provvedimento extraeuropeo adottato con simili modalità, affidate a un comunicato stampa "e tutt’ora indimostrate", per il Tribunale di Firenze non sono tali da poter far sorgere seri e fondati sospetti nei confronti dell’imprenditore fiorentino.
La società di Falchini, che pure era finita nel mirino dell’Ofac, dopo alcuni mesi è riuscita, sempre grazie a un’ordinanza del Tribunale fiorentino, a riprendere a lavorare, per via della nomina di un incaricato da parte del giudice che ha aperto un conto corrente e sta agendo per conto della società.
Attualmente è in corso la procedura negli Usa per ottenere la cancellazione di Falchini dalla lista nera dell’Ofac.
L’avvocato Simone Di Tizio, nel frattempo, è in trattativa con la banca toscana per consentire al suo cliente di poter avere la piena disponibilità di movimentazione del suo conto corrente, dopo le decisioni del Tribunale di Firenze.
Decisioni e motivazioni lapidarie per una vicenda che ha fatto e farà discutere, al di là delle singole posizioni coinvolte.