FA SICURAMENTE RIFLETTERE

Coppia di italiani derisi a Londra perché indossavano la mascherina

Mentre in America si sono resi conto di quanto fosse grave quando hanno fermato tutto lo sport, in Inghilterra nessuno ne ha preso ancora piena coscienza.

Coppia di italiani derisi a Londra perché indossavano la mascherina
Pubblicato:

E' successo poche settimane fa, come riportato dal settimanale Bisenziosette nell'articolo uscito il 20 marzo.

Coppia di italiani derisa a Londra

«La cosa che più mi ha colpito è stato il prenderci il giro da parte della gente quando siamo atterrati a Londra perché indossavamo le mascherine. Sapevo già che in Inghilterra non si stavano preoccupando eccessivamente per l’emergenza Covid-19, ma mai avrei immaginato fino a questo punto. Qualcuno addirittura ha fatto finta di tossire in segno di scherno. Ragazzi giovani? No, erano adulti».

Il racconto di Gabriele Arre, 26enne pratese di rientro in Italia dopo una vacanza di tre settimane a Los Angeles assieme alla fidanzata Mariaelena Griesi, rende fin troppo bene l’idea di come in diverse nazioni, nella fattispecie in Inghilterra, si tenda ancora a sottovalutare la pericolosità della diffusione del Coronavirus.

«Nel giorno in cui siamo rimasti a Londra, dove ci ha ospitato mio cugino, abbiamo visto le metro stracolme, strade trafficate sia da macchine che pedoni. Così abbiamo preferito spostarci con il taxi: l’autista, originario del Bangladesh e che ha vissuto anche in Italia, ci ha fornito guanti e mascherine, spiegandoci come gli inglesi si sentissero forti di fronte a questo allarme sanitario, ma che a breve sarebbero stati costretti a tornare sui loro passi. Nel frattempo, abbiamo abbassato i finestrini per respirare un po’ d’aria e in quel frangente ci siamo accorti che le persone dalle altre macchine ci guardavano come fossimo alieni».

Derisi da tutti perché indossavano le mascherine

A dir poco traumatica insomma la giornata passata dalla coppia in quel di Londra: una permanenza forzata, visto che il volo che originariamente avrebbe dovuto riportare i due ragazzi in Italia è stato cancellato.

«Ne abbiamo dovuto cercare un altro, ma i prezzi in questo momento sono alle stelle. Controlli? Solo quando siamo arrivati a Roma. Alitalia comunque ci ha consegnato mascherine e guanti prima di salire sull’aereo – ha sottolineato Gabriele – Quando siamo sbarcati a Fiumicino non c’era un’anima, fatta eccezione per i passeggeri che hanno viaggiato insieme a noi e per le autorità».

E in America lo sport si è fermato

A Los Angeles invece come si sta affrontando questa pandemia? «Lunedì 9 marzo abbiamo fatto tappa in un centro commerciale enorme ed era pieno. Ci siamo tornati il giovedì successivo e non c’era sostanzialmente nessuno. La gente ha preso coscienza della portata del problema. Quando? Secondo me nel momento in cui si è deciso di sospendere i vari campionati. In America lo sport è una sorta di religione e lo stop delle varie attività deve aver avuto un impatto psicologico fortissimo. Basti pensare che, in poche ore, fuori dai supermercati si sono create delle file chilometriche, centinaia e centinaia di persone una dietro l’altra». Nel frattempo, Gabriele e la sua compagna ricevevano notizie ben poco rassicuranti dall’Italia.

«Quando ho saputo che tutto il nostro paese era stato dichiarato zona rossa, non ci volevo credere. I miei amici mi dicevano che sembrava di essere in un film, mentre da noi a Los Angeles era ancora tutto relativamente tranquillo. Siamo andati a vedere una partita dei Lakers allo Staples Center e c’erano 20 mila spettatori. Poi la situazione ha iniziato a cambiare anche in America, dove non credo abbiano sottovalutato la questione, come invece in Inghilterra. Il rientro a casa? Con Mariaelena abbiamo scelto di stare da lei a San Biagio a Petriolo. I miei genitori mi hanno portato alcune cose, ma non ci siamo nemmeno potuti avvicinare per salutarci. Questo episodio mi ha fatto capire subito quanto la faccenda sia grave…».

Seguici sui nostri canali