Costa Concordia, rinviata l’udienza per la semilibertà di Schettino
L’ipotesi di un lavoro al Vaticano

Slitta all'8 aprile l'udienza davanti al tribunale della Sorveglianza di Roma per Francesco Schettino, l'ex comandante della Costa Concordia, condannato a 16 anni di reclusione per la tragedia del Giglio, che ha chiesto di potere accedere al regime di semilibertà.
L'udienza, fissata oggi, martedì 4 marzo, è stata aggiornata in quanto è cambiato il giudice relatore. L'istanza al tribunale è stata avanzata dal difensore di Schettino (attualmente detenuto a Rebibbia), l'avvocato Paola Astarita.
La vicenda giudiziaria
L'ex comandante della Costa Concordia è recluso nel carcere di Rebibbia dal 13 maggio 2017, dopo la sentenza che lo ha condannato per omicidio colposo plurimo, lesioni colpose, naufragio colposo e abbandono dell'imbarcazione.
Il 12 gennaio 2013 nel naufragio di fronte all'Isola del Giglio, persero la vita 32 persone, vittime di quello che divenne il celebre "inchino" di fronte l'abitato, a ridosso della costa.
Il lungo iter giudiziario, che ebbe da subito un grandissimo clamore mediatico anche all'estero, inizia a pochi giorni dal disastro, il 16 gennaio, quando Schettino venne arrestato. Il comandante finì prima in carcere e poi ai domiciliari (confermati poi in Cassazione). Il giorno successivo venne poi diffusa la telefonata con il capitano della Capitaneria di Livorno, Gregorio De Falco: "Vada a bordo, c...", l'ordine perentorio di quest'ultimo a Schettino, fece il giro del mondo.
Il 5 luglio dello stesso anno vennero revocati i domiciliari per il comandante, per il quale restò però l'obbligo di dimora a Meta di Sorrento. Sul finire dell'anno, il 20 dicembre, si chiusero le indagini: 8 gli indagati, compreso Schettino stesso.
Il 22 maggio 2013 il gup rinviò a giudizio Schettino revocando l'obbligo di dimora. A luglio le prime condanne: cinque coimputati patteggiarono pene tra un anno e 6 mesi e due anni e 10 mesi. Il 15 febbraio 2015 arrivò la condanna a 16 anni, confermata poi anche dalla corte d'appello di Firenze. La sentenza divenne definitiva il 12 maggio 2017 in Cassazione. Nell'ambito del processo Costa Crociere patteggiò una sanzione da un milione di euro.
Schettino si costituì nel carcere di Rebibbia e da allora non fece più trapelare notizie, dichiarazioni o informazioni.
Durante la reclusione ha mantenuto una condotta tale che gli ha consentito di usufruire di permessi premio e di un lavoro all'interno del carcere. Dal 2020, inoltre, ha lavorato alla digitalizzazione di alcuni processi. Il legale ha presentato l'istanza per la semilibertà e sono state celebrate quattro udienze, tutte rinviate per approfondimenti da parte dei giudici.
L’ipotesi di lavoro in Vaticano
L'avvocato Astarita ha presentato richiesta per far ottenere un lavoro a Schettino attraverso l'associazione di Flavia Filippi, 'Seconda Chance'. "Speriamo che il tribunale possa fare serenamente le sue valutazioni", ha concluso la legale. Secondo quanto riporta il quotidiano La Repubblica, Schettino potrebbe andare a lavorare in Vaticano, avendo ricevuto un’offerta per digitalizzare i documenti per la Fabbrica di San Pietro.