Dall'esercito al lavoro da infermiere nella Rsa: la scelta di Federico
La scelta del 25enne di Montemurlo che pochi mesi fa era entrato nella Folgore, ma con l'emergenza ha risposto alla richiesta di operatori sanitari sempre più importante.

L'articolo uscito il 17 aprile su BISENZIOSETTE con l'intervista a Federico Torri, 25enne montemurlese conosciuto anche per il suo passato nel mondo del rugby.
Dall'esercito al lavoro da infermiere
«Considero conclusa la mia carriera nell’esercito, se così si può chiamare. E’ stata sicuramente formativa, ma quando c’è stata la possibilità di partecipare ad un concorso da infermiere non ho avuto dubbi. Sono tornato a casa lo scorso gennaio e fra qualche mese lavorerò all’ospedale di Prato. Nel frattempo però, ho voluto comunque dare il mio contributo, in un periodo complicato come quello che stiamo passando tutti noi».
Avevamo salutato Federico Torri qualche mese fa, quando aveva lasciato Montemurlo per unirsi alla Folgore e fare quindi tappa a Pisa. Il venticinquenne montemurlese però, con un passato (recentissimo) nei Cavalieri Union Prato Sesto, non ha mai dimenticato la laurea in scienze infermieristiche conseguita non più tardi di due anni fa. E ha anzi assecondato tanto la passione per la medicina quanto quella per la palla ovale. E quando il contrasto al virus ha indotto infermieri e medici a scendere in campo, lui non ha avuto dubbi nel rispondere presente, prestando servizio in una residenza sanitaria per anziani.
La sua decisione
«Una decisione obbligata, per come sono fatto io. Mi sono avvicinato al settore sanitario facendo servizio di volontariato a bordo delle ambulanze durante le emergenze del 118, una attività che mi ha sempre gratificato nonostante gli sforzi sostenuti per conciliare tutti gli impegni di sport e studio. E’ un momento molto difficile, lo dico come infermiere anche a nome dei miei colleghi, ma faccio riferimento a tutto il personale sanitario e al personale di supporto. Io lavoro in una residenza sanitaria per anziani, in un momento in cui le rsa stanno dimostrandosi particolarmente colpite dal virus – ha spiegato il diretto interessato - ma condivido i rischi di chi sta svolgendo il proprio ruolo anche nelle strutture ospedaliere. La sfida al coronavirus ormai è diventata un elemento della nostra quotidianità. Nonostante ciò le preoccupazioni sono tante, anche perché stiamo parlando di una minaccia invisibile che può entrare in casa con noi e toccare di riflesso i nostri cari. Sono convinto che gli sforzi che stiamo compiendo produrranno in tempi ragionevoli dei risultati”. Una fase storica in cui i sanitari stanno purtroppo pagando a caro prezzo la loro “vocazione”, e basta dare un occhio ai dati che provengono dalla Lombardia (e non solo) per rendersene conto. “Prato ad oggi non è stata colpita con la stessa forza che ha toccato altre zone d’Italia, quindi posso dire in base ai numeri che vengono ufficializzati che la situazione è abbastanza sotto controllo – ha spiegato - da quel poco che posso vedere fuori dal contesto lavorativo mi sembra che i cittadini abbiano risposto bene alle disposizioni delle autorità, soprattutto perché il rispetto del distanziamento sociale ad oggi è l’unica arma che abbiamo per preservarci dai contagi».
Medicina e sport
Il suo ultimo pensiero non poteva non essere per gli ex-compagni, oltre che per gli sportivi in generale.
«Il momento è difficile anche per lo sport. Gli atleti non possono vivere la squadra, il campo, devono trovare soluzioni di allenamento casalinghe e devono farlo sempre nel rispetto delle norme – è andato avanti con un appello - sembra chiaro che mai come adesso il senso civico debba prevalere su qualsiasi volontà individuale. Il messaggio è semplicemente quello di proseguire con lo stesso rispetto delle regole che abbiamo imparato sul campo da rugby. In modo che la ripresa di ogni attività possa arrivare prima possibile».
Medicina e rugby, dicevamo. Perchè Federico, come anticipavamo poc’anzi, è cresciuto con la casacca dei Cavalieri e sino alla passata stagione non era raro vederlo nel XV titolare, schierato come ala dal tecnico Carlo Pratichetti. Anche grazie al suo contributo il club pratese si era arrampicato sino alla terza posizione nel girone 3 della Serie A 2018/19, cogliendo il miglior piazzamento dell’ultimo quinquennio e sfiorando i playoff in un lungo ed appassionante testa a testa con gli Amatori Catania (perso di un niente alla penultima giornata). E visto che al cuore non si comanda, com’è noto, Torri sembra aver deciso: è troppo presto per appendere gli scarpini al chiodo. E visto che con l’allontanamento di Pratichetti si profila un “anno zero”, nonostante la giovane età il classe 1995 sarà uno dei veterani, che dovrà quindi garantire esperienza. Gli toccherà quindi dividersi fra il Chersoni per l’allenamento (e le partite) e l’ospedale di via Suor Niccolina.
Un ritorno alla palla ovale?
«E l’idea non mi spiace affatto, spero anzi di poterla attuare per il maggior tempo possibile, ovviamente a seconda del mio “impegno sanitario” – ha svelato, con un sorriso – era proprio questo, anzi, uno dei motivi che mi ha spinto a rientrare. Ad inizio anno ero anzi tornato a salutare i ragazzi, visto che conosco alcuni di loro da oltre un decennio. Ed avevo anche ripreso ad allenarmi perché contavo di debuttare anche in questo campionato, visto che dallo scorso ottobre ad oggi non avevo ancora giocato. Purtroppo gli eventi ci hanno travolto».
Già, perchè la Federazione Italiana Rugby ha decretato poche settimane fa l’annullamento di tutti i campionati, dando direttamente appuntamento al 2020/21. I Cavalieri, al momento dello stop repentino, occupavano la settima posizione nel raggruppamento del Centro-Sud con 23 punti, davanti a Civitavecchia, Romagna e Perugia. Stavano risalendo la china, dopo un avvio non brillantissimo. E proprio Torri avrebbe potuto rappresentare l’arma in più, il profilo esperto (al pari di Lunardi e Lamanna) capace di guidare la “banda” di giovanissimi.
«L’idea era quella in effetti. Anche da Pisa ho avuto modo di seguire il rendimento della squadra – ha affermato – un inizio un po’ balbettante era ampiamente prevedibile: succede, quando ringiovanisci ulteriormente la rosa, abbassando l’età media e rinunciando ad alcuni “senatori”. Ma la qualità non mancava ed era venuta fuori già a tratti, nei primi match stagionali. La quadratura del cerchio era già stata raggiunta con le vittorie su Catania e Napoli poi, da lì in poi sarebbe iniziato probabilmente un altro torneo che avrebbe portato ad una salvezza conquistata in maniera agevole». Appuntamento quindi al prossimo ottobre, con tutta probabilità. Per il via alla prima annata del “dopo-Pratichetti”. «Non vedere più Carlo in panchina dopo quattro anni intensi sarà sicuramente un qualcosa di inedito, non lo nascondo. Bisognerà abituarsi – ha continuato Federico, concludendo – non so chi lo sostituirà, ma mi auguro si tratti di un allenatore alla sua altezza. Io continuerò a dare il massimo, sul campo come in corsia». Perchè l’altruismo, lo spirito di sacrificio e il gioco di squadra restano sempre componenti essenziali. Nello spogliatoio di un club sportivo come tra le corsie di un ospedale.