Killer prostitute, nuovi reperti e l’ombra di una rete criminale
Gli inquirenti stanno infatti seguendo una pista inquietante: Frumuzache potrebbe aver agito su mandato criminale legata al racket della prostituzione
Una ciocca di capelli, un indumento femminile interrato e una vertebra umana. Sono questi i tre nuovi elementi ritrovati dai carabinieri tra Montecatini e Monsummano, che potrebbero cambiare radicalmente il quadro dell'inchiesta su Vasile Frumuzache, la guardia giurata trentaduenne che ha confessato l’uccisione di Denisa Paun e Ana Maria Andrei.
I reperti sono stati rinvenuti durante un accurato sopralluogo nel campo dove erano già stati scoperti resti umani, e nelle immediate vicinanze dell’abitazione dell’uomo.

Insieme a essi, anche altri oggetti — tra cui quattro telefoni cellulari (uno nascosto sotto il sedile della sua auto) e alcune lame bruciate — sono finiti sotto sequestro per essere sottoposti ad analisi scientifiche. Il sospetto, sempre più concreto, è che potrebbero esserci altre vittime.
Fumazache all'interno di un'organizzazione?
Lo scenario che si sta delineando non è più solo quello di un killer solitario, spinto da un delirio omicida. Gli inquirenti stanno infatti seguendo una pista inquietante: Frumuzache potrebbe aver agito su mandato di un'organizzazione criminale legata al racket della prostituzione.
Secondo questa ipotesi, l’uomo avrebbe avuto il ruolo di esecutore, incaricato di “punire” escort che tentavano di sottrarsi al controllo del gruppo.
A rafforzare questa tesi è anche la posizione di un avvocato calabrese già indagato nelle scorse settimane per concorso in sequestro di persona.

Il legale, secondo una testimone vicina a Denisa, avrebbe cercato un contatto con la madre della giovane per “negoziare” la liberazione della figlia, coinvolta — suo malgrado — in una rete di sfruttamento gestita da una banda di romeni operante tra Roma e la Toscana. Ora, anche per lui è scattata una nuova accusa: concorso in omicidio.
Il racconto della madre di Denisa aggiunge un ulteriore tassello alla vicenda. La donna avrebbe riferito che, la notte dell’omicidio, sua figlia era stata seguita da due uomini fino alla soglia del residence in cui abitava. Poco prima, in un bar, Denisa aveva confidato a un’amica il suo timore: “Se mi trova, mi ammazza”.
Quello che sembrava un duplice femminicidio sta assumendo i contorni di una storia ben più ampia e oscura, in cui si intrecciano violenza, sfruttamento e silenzi complici.
Le indagini proseguono nel massimo riserbo, ma gli sviluppi potrebbero portare a una verità ancora più sconcertante.