Aveva 29 anni

Morta travolta da un Suv, battaglia dei familiari

nuova perizia sulla sindrome che ha fatto assolvere il conducente

Morta travolta da un Suv, battaglia dei familiari
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A distanza di oltre 5 anni prosegue la battaglia legale per accertare se c'è un colpevole per la morte di Helena Rapini, 29 anni, volontaria dell'Enpa, travolta e uccisa ad Arezzo insieme al suo cane. L'uomo che l'ha investita, Marco Caneschi, aretino, è stato assolto in primo grado perchè affetto dalla sindrome delle apnee ostruttive del sonno.

L'incidente risaleil 6 novembre del 2019, ed è probabilmente il più controverso sinistro stradale della cronaca aretina, ma non trova precedenti neanche in Italia. Helenia Rapini perse la vita insieme al cane che trasportava nella sua Athos sulla quale lungo la via di Ristradella si schiantò la macchina condotta da un 49enne che si addormentò al volante e la centrò in pieno con il suo suv. Da ottobre il processo di secondo grado, attivato su ricorso della procura, attende di svolgersi per reperire gli esperti cui affidare la consulenza.

 

Due periti studiano il caso nel processo d'appello che deve confermare o modificare la sentenza di Arezzo e cioè l'assoluzione del conducente del veicolo sfuggito al controllo; l'uomo si è sempre difeso sostenendo che a causare la tragedia fu una malattia della quale soffriva: la sindrome Osas (apnee ostruttive del sonno), che dà luogo a improvvisi e incontrollabili colpi di sonno; dunque la linea difensiva è che lo schianto non è stato provocato per una sua colpa (nel senso giuridico del termine: imperizia, imprudenza, negligenza, inosservanza di leggi o regolamenti) ma per una condizione patologica contro la quale niente lui poteva. I familiari della ragazza però hanno sollevato dubbi sull'utilizzo di un farmaco, da parte dell'automobilista, che all'epoca si dichiarò ignaro della patologia, che è stata diagnosticata in seguito al ricovero in ospedale e agli accertamenti successivi: l'uomo uscì ferito dal terribile scontro.

Ma non è tutto perché genitori e fratello di Helenia  con il loro avvocato Francesco Valli sostengono che l'uomo fosse imbottito di un potente psicofarmaco, e che fu per quello che perse il controllo e invase l'altra corsia della strada di Ristradella, una via secondaria che collega Rigutino, periferia sud di Arezzo, al capoluogo, correndo parallela alla Regionale 71, spesso utilizzata dagli automobilisti per evitare il caos dell'arteria principale.

Una contesa giudiziaria infinita, nella quale i familiari della ragazza si battono perchè venga riformata la sentenza di primo grado, che ha assolto Caneschi dall'accusa di omicidio colposo (all'epoca non c'era ancora l'omicidio stradale), riconoscendogli la malattia dei colpi di sonno improvvisi.

Dopo una lunga ricerca da parte della Corte d'appello di Firenze, i medici individuati per la perizia decisiva sono il medico legale Brunero Begliomini di Prato e il tossicologo Guido Mannaioni di Firenze. L'incarico viene formalizzato l'11 marzo, saranno affidati i quesiti da sciogliere e fissato il termine per restituire la relazione.

 

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