Morte Denny Magina, la testimonianza dell'amico Niko Casoli
"Quando sono sceso respirava ancora, sono andato via per paura"

Un suo amico d'infanzia stava morendo e lei è andato via? Non era sconvolto? In memoria di Denny, la invito a pensare a cosa è successo quella notte e dire tutto quello che sa".
La voce che tuona nell'aula di Corte d'Assise è quella del presidente del tribunale di Livorno, Luciano Costantini.
Non si spiega la "reticenza" nel rispondere - o nel farlo sommariamente e talvolta in maniera "strafottente" - di chi, dal banco dei testimoni, nel processo che vede imputati per omicidio preterintenzionale Hamed Hamza e Amine Ben Nossra per la morte di Denny Magina, si definisce "un amico fraterno" del giovane vittima di una caduta dal quarto piano di un'abitazione in via Giordano nella notte del 22 agosto 2022.
Il teste, precedentemente iscritto nel registro degli indagati (posizione poi archiviata dalla procura stessa) è Niko Casoli, l'amico di Denny presente in quella maledetta casa nel momento in cui l'allora ventinovenne livornese precipitò di sotto.
"Avevo la droga e ho avuto paura di essere arrestato"
È questa, invece, la ragione che Casoli racconta di averlo spinto ad allontanarsi velocemente da via Giordano Bruno. "Avevo la droga in tasca - dice - avevo paura di essere arrestato come mi era già successo in passato".
"Eravamo in cucina con Amine e Hamza quando abbiamo sentito un tonfo - dice -. Siamo andati in camera e Denny non c'era, allora ci siamo affacciato alla finestra e l'ho visto giù. A quel punto siamo scesi con Amine e c'erano due ragazze alle quali ho chiesto di chiamare l'ambulanza perché avevo lasciato il telefono nella casa".