Omicidio a Vernio: la confessione choc del 22enne: "Ho ucciso mia madre. Avrei dovuto uccidere tutta la famiglia"
Difeso dall’avvocato Roberta Roviello, si trova ora in stato di arresto all’interno di una struttura
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"Sono stato io a uccidere mia mamma. Avrei dovuto uccidere anche mio padre, mio fratello, mio zio e mio nonno. Sono stati sempre cattivi con me. Fin da quando ero piccolo mio padre mi picchiava in testa e i miei familiari mi deridevano. Io mi posso liberare da quelle violenze solo se loro muoiono".
Si riassume tutta in queste parole la tragedia che ha colpito la frazione di Montepiano, nel comune di Vernio (Prato). Ha confessato tutto David Morganti, 22 anni. Davanti agli inquirenti che ieri, martedì 25 febbraio 2025, lo hanno interrogato ha raccontato che voleva liberarsi della madre, Anna Viliani, 60 anni.
Un omicidio a sangue freddo
David Morganti era lucido e voleva uccidere. Ha inferto il primo colpo alla madre al collo, approfittando di un momento di relax di lei.
La donna aveva appoggiato la testa sul tavolo. Lui le ha inferto il primo colpo, poi ha inferito con decine di altre coltellate. Una volta uccisa, ha aspettato che la donna spirasse. Oltre 11 ore di agonia. Poi, ha appiccato il fuoco in diverse parti della casa la mattina di lunedì e ha chiamato i vicini.
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Il giovane da tempo era seguito dai servizi sociali. Sordomuto e con qualche problema psichiatrico, non è chiaro se assumesse dei farmaci. In un primo momento ha deciso di non parlare davanti ai magistrati, poi ha vuotato il sacco.
"Ho fatto la cosa giusta", ha detto.
Nessun segno di pentimento, ma un racconto fluido e lineare. Come se quel piano lo covasse dentro da una vita. Secondo quanto riferito, durante la confessione anche l'incendio va proprio in questa direzione: un modo per cancellare completamente quella casa che per lui negli anni era diventata una prigione.
Erano già successi episodi di violenza
Come detto sono state decine i colpi di coltello inferti ad Anna Viliani. La donna, dopo la separazione dal marito, si arrangiava facendo le pulizie, ma non ce la faceva più con quel figlio violento.
Lo scorso agosto c'era già stata una avvisaglia. David l'aveva afferrata per i capelli e l'aveva presa a calci. A novembre un altro grave episodio, questa volta culminato con un trattamento sanitario obbligatorio (tso). Dopo alcuni giorni di ricovero, il 22enne era rientrato a casa, con una terapia da seguire.
Non è chiaro ancora se prendesse regolarmente delle medicine. Difeso dall’avvocato Roberta Roviello, si trova ora in stato di arresto all’interno di una struttura.