Università di Firenze, ma i tagli ci sono o no?
I conti non tornano: polemica tra la ministra Bernini e la rettrice Petrucci

Per il 2024 il Fondo di finanziamento ordinario (Ffo) ha assegnato 6 milioni di euro in meno all’Università di Firenze rispetto all’anno precedente.
Ma il conto del deficit, rispetto allo stesso intervallo di tempo, sale a 17 milioni se si sommano il mancato rifinanziamento del piano straordinario per le assunzioni, gli interventi perequativi e il mancato adeguamento degli stipendi dei dipendenti all’inflazione.
Il Ffo è lo strumento principale attraverso il quale lo Stato finanzia le università pubbliche. Principale, ma non esclusivo: da questo nascono molte delle incomprensioni alla base della polemica dopo l’intervento della rettrice dell’Università di Firenze, Alessandra Petrucci, che nel corso dell’inaugurazione dell’anno accademico ha annoverato "la sempre minore disponibilità di risorse" tra le cause "che minano la sopravvivenza stessa del sistema universitario".
A onor del vero la lista dei motivi che tratteggiano quello scenario da parte della guida dell’ateneo era molto ricca — il declino demografico, la competizione globale il rischio della rapida obsolescenza dei saperi — tuttavia da subito il ministero dell’Università e della Ricerca (Mur) ha ritenuto di tutelarsi sventolando la bandiera dei numeri legati al Ffo.
Che sono complessivamente aumentati, come ha sostenuto il Mur, dal 2019 ad oggi. Ma diminuiti, anche questo è un fatto, rispetto allo scorso anno.
Nel 2024 "complessivamente la perdita di risorse per l’Ateneo è stata pari al 6,5%, per un valore complessivo di circa 17 milioni di euro, senza considerare che, al netto dei piani straordinari, gli ultimi anni erano stati caratterizzati da un costante aumento sia della quota base sia della quota premiale", spiega la nota illustrativa del Bilancio.
C’è di più. Nella vicenda fiorentina i conti certificano che il Bilancio soffre alcuni aspetti: tra questi emerge che è penalizzante la ripartizione delle "componenti base" del Fondo. In più, come detto, la questione degli stipendi. Questa dipende dal ministero delle Finanze (e non dal Mur), un aspetto che comunque non impedisce che ciascun Ateneo se ne debba far carico.
Il mancato adeguamento delle retribuzioni all’inflazione pesa per quasi 5 punti percentuali nel Bilancio Unifi 2024 rispetto a quello dell’anno precedente.
Quest’anno, il problema è dirimente. Però, se per ipotesi i tagli detti dovessero protrarsi anche nel 2025, la gestione potrebbe ripercuotersi sulle politiche di sviluppo e crescita dell’università, oltre che sul mantenimento dei servizi.
Senza poter escludere in assoluto l’ipotesi di un aumento delle tasse universitarie per mantenere i livelli attuali. In realtà le previsioni di oggi non sono infauste, dato che nelle tabelle della legge di Bilancio il valore complessivo del "Ffo" è in aumento.
Ma su Firenze c’è anche la spada di Damocle della riforma sul numero chiuso a Medicina, che spostando i limiti di ingresso nel tempo prevederebbe più studenti iscritti: più laboratori, più docenti, più soldi da investire. Petrucci ha deciso di non replicare alla polemica del Mur.
Tra coloro che accorrono in sua difesa c’è la Cgil, che richiama "la ministra al ruolo che le compete, cioè quello di far crescere e sviluppare l’università pubblica, attraverso adeguati finanziamenti per il funzionamento ordinario e per il rinnovo del contratto nazionale".